GIRIFALCO
Ai piedi di Monte Covello, lussureggiante montagna incontaminata, a 456 mt sul livello del mare ed al centro dei 2 golfi di Squillace e S. Eufemia, sorge Girifalco, baricentro dell’Istmo di Catanzaro, il punto più stretto della penisola italiana. Risale al IX secolo circa, quando gli abitanti, sparsi nella vallata del fiume “Ghetterello” e nei villaggi di “Toco”, “Caria” e “San Vincenzo”, per sfuggire alle scorrerie saracene si rifugiarono sulla rupe denominata “Terravecchia” e costruirono il primo nucleo dell’attuale abitato. Deve probabilmente il suo nome al girovagare di un falco intorno al nuovo sito. Sebbene si tratti di una leggenda, essa può apparire verosimile in considerazione del fatto che la zona di Girifalco costituisce, in alcuni periodi dell’anno, un passaggio obbligato per questi bellissimi rapaci. Fece parte del feudo di Maida ed in seguito del principato di Squillace sotto i Borgia.
Laghetto Rimitello
Madonnina di Monte Covello
Cascate Pesipe
Nel 1506 Ferdinando il cattolico lo inserì nella contea di Soriano, sotto i Carafa. Dopo essere stato feudo di Annibale Caracciolo, passò ai Ravaschieri, signori di Cardinale e di Satriano. Poco tempo dopo, il feudo passò nuovamente ai Caracciolo in dipendenza del matrimonio di un Caracciolo, Duca di San Vito, con la duchessa Ravaschieri. Dai due nacque Fabrizio Caracciolo, duca di Girifalco. Nel 1783 anche questo Comune fu gravemente colpito dal terremoto, per cui l’abitato venne quasi totalmente distrutto. Divenne Comune nel cosiddetto decennio francese, cioè tra il 1806 e il 1815. All’interno della cittadina è possibile ammirare: la Chiesa di S. Rocco risalente al XVI° secolo, un gioiello di architettura barocca al cui interno è custodito il tesoro di San Rocco, dono della duchessa Margherita Caracciolo e una magnifica statua lignea del Santo; la Fontana “Carlo Pacino”, monumento barocco recentemente restituito ad antico splendore, eretta nel 1663 in onore del primo sindaco di Girifalco; la Chiesa dell’Annunziata sopraelevata dal manto stradale, risalente al XVIII secolo, a cui si accede per mezzo di una scalinata e recentemente restaurata; la Chiesa di S. Maria delle Nevi (Matrice) edificata nel XVI secolo che venne modificata negli anni 50 tanto da perdere la vecchia facciata barocca; la Chiesa della Madonna del Rosario, costruzione settecentesca, sulla cui facciata si nota un importante portale; la Chiesa dell’Addolorata, edificio del XVIII sec. con un interno a tre navate di piccole dimensioni e con all’esterno un interessante Calvario con scene raffiguranti la vita di Gesù Cristo; il Convento dei frati minori costruito nel 1650 per volere di Fabrizio Caracciolo, secondo alcuni storici qui si rifugiò Tommaso Campanella che venne nascosto dai frati. Dopo la soppressione del Convento divenne nel 1881 Ospedale Psichiatrico, oggi Complesso Monumentale; il Palazzo Ducale, ora parzialmente distrutto, costruito nel XVII secolo, al cui interno si conserva un altare palatino; diversi palazzi con importanti portali; la fontana de la cannaletta restaurata da circa un decennio e risalente al 1800.
Palazzo Ducale e statua del Duca Caracciolo
Chiesa dell’Annunziata
Chiesa Santa Maria delle Nevi
Sottogruppo montuoso del Monte Serralta, Monte Covello, con i suoi 848 m. di altezza, è noto anche per la ricchezza della flora e per la grande varietà faunistica. Qui sorge il parco attrezzato con un’area predisposta al ristoro con tavoli e barbecue. Presenti molteplici percorsi naturalistici meta ogni anno di tantissimi visitatori. Da vedere inoltre lo sbarramento del fiume Pesipe e il laghetto Rimitello anch’esso area di sosta e picnic. Di grande rilievo le sorgenti di acque minerali che sgorgano a Monte Covello, infatti l’abbondanza e l’eccellenza di queste acque fanno di Girifalco un importante centro di imbottigliamento delle oligominerali per tutta la regione e non solo.
Esterno della Chiesa di San Rocco e Fontana barocca “Carlo Pacino”
Interno della Chiesa di San Rocco e statua lignea del Santo
Testi e immagini sono tratti dalla pubblicazione “Le Terre del Sole“. Foto di Giuseppe Burdino.